Progresso e veicoli elettrici:
Timori e preconcetti
Nel dibattito odierno sull’adozione delle auto elettriche, alcune critiche si concentrano sul fatto che la produzione delle batterie per veicoli elettrici comporti sfruttamento umano e danni ambientali. Accuse simili vengono anche rivolte al settore delle energie rinnovabili, colpevole di danneggiare l’ambiente. Sebbene queste critiche non siano prive di fondamento, è importante fare un confronto con gli impatti devastanti che l’industria petrolifera ha avuto sulla salute, sull’ambiente e sulla società negli ultimi 150 anni.
Il petrolio è stato una risorsa fondamentale per lo sviluppo industriale e la crescita delle economie moderne, ma ha anche generato danni ecologici e sociali difficilmente quantificabili. Concentrarsi esclusivamente sui presunti danni delle batterie per auto elettriche, senza considerare i costi ambientali e sanitari del petrolio, rischia di nascondere la realtà. L’industria petrolifera ha alimentato un inquinamento atmosferico senza precedenti ed ha causato cambiamenti climatici globali, portando alla distruzione di interi ecosistemi vitali.
I costi del petrolio:
Danni e conseguenze nel lungo periodo
I danni economici e sanitari causati dal petrolio sono enormi. Il riscaldamento globale, alimentato in gran parte dalle emissioni di gas serra derivanti dalla combustione di petrolio, sta già causando gravi danni all’ambiente ed all’economia globale. Secondo un rapporto della Banca Mondiale, il riscaldamento climatico potrebbe costare oltre 5 trilioni di dollari all’anno entro il 2100, a causa degli eventi climatici estremi, dell’innalzamento del livello del mare e della perdita di produttività. A questi costi si aggiungono i danni alla salute umana: malattie respiratorie, malformazioni fetali e malattie cardiovascolari, tutte causate dall’inquinamento atmosferico derivante dalla combustione del petrolio. Negli Stati Uniti, l’inquinamento atmosferico provocato dal settore dei trasporti è responsabile di circa 50.000 morti premature ogni anno.
Le energie fossili sono la causa principale dei danni ambientali legati al riscaldamento globale. L’estrazione e il trasporto di petrolio e gas provocano danni ecologici massicci, quali la deforestazione, l’inquinamento delle acque e la distruzione di habitat essenziali per numerose specie. Inoltre, il petrolio è al centro di conflitti geopolitici in tutto il mondo, che spesso sfociano in guerre e tensioni per il controllo delle risorse naturali.
Le prove sono sotto i nostri occhi
In confronto, la produzione di batterie per veicoli elettrici, pur con i suoi problemi legati all’estrazione di litio e cobalto, ha un impatto ambientale e sociale molto inferiore rispetto all’intero ciclo di vita del petrolio e dei veicoli a motore termico. Le batterie per veicoli elettrici, infatti, inquinano di meno durante il loro utilizzo (sono ad emissioni zero) e il loro impatto totale sul riscaldamento climatico è significativamente inferiore rispetto a quello delle auto tradizionali.
Il nucleare:
Una soluzione potenziale?
Un altro argomento spesso discusso nei dibattiti sul futuro energetico riguarda l’energia nucleare. Oltre alla paura ed allo scetticismo che suscita, soprattutto a causa di disastri quali Chernobyl e Fukushima, l’energia nucleare è vista da alcuni come una minaccia alla sicurezza ed alla salute. Tuttavia, il vero problema non risiede nell’energia nucleare in sé, ma nella gestione irresponsabile delle centrali nucleari.
L’incidente di Chernobyl del 1986 è ancora oggi una delle tragedie nucleari più gravi della storia, ma le sue cause non sono attribuibili tanto alla tecnologia nucleare stessa, quanto piuttosto alla gestione negligente delle centrali e delle politiche di sicurezza. La guerra in Ucraina e le sue implicazioni sulle centrali nucleari dimostrano l’importanza di una gestione sicura della tecnologia nucleare, soprattutto in contesti geopolitici instabili. Le scorie nucleari, inoltre, rappresentano una grande preoccupazione per il futuro: la loro gestione ed il loro smaltimento sicuro rappresentano una sfida enorme per l’umanità.
Le nuove tecnologie nucleari stanno evolvendo rapidamente: le centrali nucleari di nuova generazione sono progettate per essere più sicure, più efficienti e con un minore impatto ambientale. Alcuni reattori avanzati, promettono di essere più piccoli, meno costosi e senza scorie a lungo termine. Questi sviluppi, se e quando reali -ripeto: se e quando reali– potrebbero rappresentare un passo significativo nel superare i problemi storici legati al nucleare, come il rischio di disastri e la gestione delle scorie.
Tuttavia, al momento attuale , le centrali nucleari sono impegnative e costose da costruire e da gestire, e non tutti gli stati possono permettersi tali investimenti. In confronto, le energie rinnovabili hanno costi di installazione e manutenzione molto più bassi, e i loro costi operativi sono più contenuti, soprattutto grazie alla loro lunga durata ed agli sviluppi nelle tecnologie e di stoccaggio dell’energia.
La combinazione di batterie, idrogeno, rinnovabili e altri esempi cinesi
Nonostante le sfide legate all’accumulo dell’energia, le batterie stanno migliorando rapidamente, e in futuro vedremo probabilmente batterie più efficienti, sicure ed ecologiche. L’energia a idrogeno è un’altra tecnologia emergente che potrebbe svolgere un ruolo cruciale nella transizione energetica: l’idrogeno, se utilizzato nei veicoli a celle a combustibile, o in sistemi di stoccaggio energetico, potrebbe rappresentare un’alternativa pulita e versatile per bilanciare la domanda intermittente di energia proveniente da fonti rinnovabili, come il solare e l’eolico.
La combinazione di batterie e idrogeno potrebbe quindi rappresentare la chiave per una transizione energetica completa e sostenibile, dove le rinnovabili, l’eventuale nucleare sicuro ed altre tecnologie emergenti contribuiranno a una maggiore indipendenza energetica e a una riduzione significativa delle emissioni di gas serra.
Conclusione: Investire, investire, investire
In un mondo che cambia rapidamente, è facile cadere nella trappola di demonizzare le innovazioni tecnologiche, specialmente quando si tratta di energie rinnovabili come il solare e l’eolico. Un altro argomento ricorrente che emerge in molte discussioni è quello delle miniere o dei materiali per le batterie; le accuse sono di sfruttamento umano e danni ecologici. Alcuni sostengono che “le batterie” siano parte di un circolo vizioso che danneggia i paesaggi e sfrutta le persone, ma questa visione non tiene conto del quadro più ampio.
Inoltre, a sfruttare le persone non sono le tecnologie o le batterie, bensì sempre gli esseri umani, cioè noi.
In un mondo che affronta sfide senza precedenti, l’adozione di nuove tecnologie è necessaria e inevitabile. Le auto elettriche non sono la causa dei nostri problemi ecologici: sono piuttosto una parte fondamentale della soluzione. La transizione energetica e tecnologica (intelligenza artificiale, computer e calcoli quantistici, tecnologia blockchain) è il passo indispensabile per salvaguardare la salute umana, l’ambiente e le generazioni future. Non possiamo fermare il progresso, poiché senza di esso, non ci sarebbe speranza alcuna per il nostro pianeta.
Le eventuali nuove tecnologie, più sicure e prive di rifiuti, nonché la crescente adattabilità delle energie rinnovabili ci dimostrano che possiamo costruire un futuro più verde, senza rinunciare alla modernità. Tuttavia, le politiche populiste e negazioniste rischiano purtroppo di rallentare questo processo, creando un gap crescente tra la produzione di energia pulita e di veicoli elettrici in Europa, Stati Uniti, India e Cina.
La crisi del settore automobilistico europeo, dimostra quanto poco sia stato fatto in passato per prepararsi al futuro, al contrario di cinesi ed americani.
P.S.
Se l’Europa non si sveglia e diventa adulta, non resta unita e non si stacca dal “protezionismo” USA, sia dal punto di vista energetico che da quello militare, si ritroverà continuamente vittima dei ricatti ad opera di USA, Cina, Russia ed altri. Queste Stati-superpotenze, così come l’Europa stessa, causano guerre seguendo schemi classici, per poi gestire le stesse a comando ed infine, una volta esse concluse, attraverso la scusa di finanze, aiuti e difesa elargiti, sfruttano uomini e terre e ricattano la vittima del processo bellico.
Attraverso questi meccanismi, si creano manodopera a basso costo, la ricostruzione, povertà fra i popoli, inquinamento, espropriazione di terre e di materie prime, nonché l’obbligo ad acquistare i prodotti dei paesi alleati, quale sorta di risarcimento. A ciò, va aggiunto l’acquisto forzato di bond e di titoli di Stato obsoleti e senza resa, il tutto allo scopo di finanziare ognuno il proprio debito e nel contempo di bloccare le altrui risorse, così da poter sostenere il proprio agiato stile di vita ed una tanto continua quanto folle crescita che, se da un lato arricchisce pochi, dall’altro affama molti.
L’Europa necessita di una difesa di deterrenza, ovvero una politica estera e di difesa comune ed un esercito unificato di professionisti e produzione europea condivisa, non certo di 25 eserciti separati fatti da ragazzini brufolosi, tanto costosi quanto inefficienti, nonché incapaci di comunicare tra loro, come peraltro indubbiamente dimostrato in primis dal conflitto russo-ucraino, ma in sé anche da altri casi. Il tutto, inoltre, foraggiato da tecnologie(controllo) ed armi obsolete di stampo USA.
Senza detta unità, l’Europa sarà una facile preda: esclusa, gestita e ricattata con estrema facilità, come già fatto dall’Europa stessa durante il periodo coloniale. Il rischio consiste non solo nell’irrilevanza politica, bensì anche nella scomparsa totale della propria autorità di fronte a potenze e uomini sempre più poveri dentro, ma voraci esternamente.
È questo il caso di un classico sistema monarchico-imperialista, basato sullo sfruttamento e sulla creazione e sulla risoluzione di un problema, nonché sui conseguenti intimidazione e ricatto, tipico nell’ottica di gangster e colonialisti, in cui peraltro l’Occidente si è dimostrato maestro. Tutto ciò, oggi potrebbe avere nome di “criminalità organizzata statale integrata”.
Tutto ciò, è ben lungi dall’essere qualcosa di positivo.
“Chi mal opra, male al fine aspetta”
(Ludovico Ariosto, “Orlando Furioso, Ferrara 1516”)
Noi di FASTE invece siamo già nel futuro.
Siete pronti a seguirci?
Attraverso il nostro marchio Swissvan, da oltre dieci anni integriamo materiali naturali nei nostri arredi e veicoli e, dal 2020, utilizziamo esclusivamente materiali biologici. Questo approccio ha portato a una riduzione del 98% dei rifiuti, garantendo al contempo allestimenti più salubri, ignifughi, riparabili, riutilizzabili, riciclabili e, infine, anche compostabili.
Con la nostra collezione Swissvan-Unique, lavoriamo con materiali organici su veicoli trainati, termici e elettrici.
Scopri di più
Condividi l’articolo